C'era una volta, nella Parigi del 1854, un giovane imballatore francese deciso a creare una piccola boutique di imballaggi da viaggio. Il suo nome, destinato ad entrare nella storia della moda, era Louis Vuitton!
E' su questo stile che inizia il viaggio all'interno della mostra che ho deciso di visitare domenica scorsa al
Musée des Arts Decoratifs di Parigi.
Il titolo della mostra era (parlo al passato perchè terminava proprio il 16 settembre) "Louis Vuitton - Marc Jacobs" ed era un viaggio nell'universo
Louis Vuitton, dalle origini fino ad arrivare ai giorni nostri e alla prorompente creatività del suo attuale direttore creativo Marc Jacobs.
Una mostra affascinante e ben strutturata in cui il visitatore si trova trascinato in un percorso che attraversa quasi due secoli di storia, le innovazioni che li hanno caratterizzati e le evoluzioni di un marchio simbolo della storia della moda francese e internazionale.
E' stato affascinante osservare come tutto sia nato da una semplice boutique di un giovane imballatore, la cui missione principale era creare degli imballaggi, dei bauli per gli ingombranti ed elaborati vestiti e (numerosi) accessori dell'epoca e che il tutto fosse fatto in maniera pratica ed elegante, in modo tale da rendere il viaggio un'esperienza piacevole e affascinante.
E' stato interessante scoprire e osservare i primi bauli, le prime creazioni di Louis Vuitton, le innovazioni di in anno in anno riportate, i primi brevetti, oppure osservare e comprendere la struttura di un baule o come venissero riposti i vari indumenti al suo interno.
E' stato come prendere una macchina del tempo per ritrovarsi catapultati nell'800, epoca che adoro e che mi ha sempre affascinato sotto tanti punti di vista (complici tutti i romanzi e i film con cui sono cresciuta) e scoprire il segreto dei primi successi di un marchio così conosciuto e, ahimè, anche fin troppo abusato ai giorni nostri.
E poi all'improvviso sempre questa meavigliosa e invisibile macchina del tempo mi ha riportato alla nostra epoca e in particolare al 1997, anno in cui un giovane stlista newyorkese fa il suo debutto sulla scena della moda parigina e inaugura la sfilata della prima delle sue numerose collezioni reallizate per il marchio Louis Vuitton... il nome di questo giovane stilista? Beh, ovviamente
Marc Jacobs!
Inutile dire che l'immagine del brand è negli anni notevolmente cambiata e che, inevitabilmente, le influenze del nostro secolo si possono facilmente osservare e percepire nelle nuove collezioni, nei nuovi modelli e nelle rivisitazioni dei vecchi, nelle varie collaborazioni... nell'immagine nel complesso del marchio stesso.
Tra le cose che mi hanno maggiormente affascinato in questa seconda parte della mostra, sono da annoverare i riferimenti alle varie collaborazioni della maison francese con artisti e personaggi vari, come la proficua collaborazione con l'artista giapponese Takashi Murakami. A partire dalla prima Cherry Blossom che nel lontano 2003 rivisita completamente in modo ironico e variopinto il tanto conosciuto logo LV, la collaborazione tra Marc Jacobs e Takashi Murakami è continuata e continua ancora oggi su numerosi modelli e collezioni. Il mio parere sulle rivisitazioni dei grandi e storici marchi è sempre stato ed è tutt'ora mutevole e controverso. Non so se acquisterei mai uno dei modelli di queste collezioni, ma guardarli mi mette allegria, mi affascina. Li apprezzo, in un certo senso, come una sorta di "opere d'arte" e in questo modo riesco non solo ad apprezzare, ma anche a interessarmi al frutto di questa collaborazione.
Unica pecca della mostra, dal mio punto di vista ovviamente, è stata la mancanza di riferimenti, se non parziali, alla comunicazione pubblicitaria del marchio e dei prodotti: questa carenza è spiegabile, credo, nel fatto che la mostra voleva essere un viaggio nella storia delle due figure che hanno caratterizzato in modo netto questi due secoli di Louis Vuitton. Sono stati infatti presentati i primi annunci pubblicati da Louis Vuitton sui giornali dell'epoca per far conoscere il suo marchio e un paio di video sulla scelta di personaggi d'eccezione, come ad esempio Madonna, per le ultime collezioni e il (simpaticissimo) video di presentazione di una delle collaborazioni con Murakami.
Beh, nel complesso la mostra mi è piaciuta così tanto che posso riuscire sicuramente a passare sopra questa piccola mancanza. Mi spiace che al momento non sia possibile visitare questa mostra in Italia, ma spero di averne fatto un piccolo e interessante riassunto, con l'augurio che, chissà, magari tra qualche tempo, decideranno di riproporre la stessa mostra anche in qualche città italiana.